Francesco Improta per “La cura dell’attesa” di Maria Pia Romano

La cura dell’attesa di Maria Pia Romano               
Besa -Muci editore

di Francesco Improta

Lei era liquida dentro” così Maria Pia Romano definisce Alba, la protagonista del suo ultimo romanzo La cura dell’attesa (Besa-Muci editore), accennando fin dalle prime pagine all’amore viscerale per il mare che è una presenza ossessiva nella vita della protagonista e nel romanzo. È il mare che veicola, insieme ai suoi sogni, gioie e delusioni, il senso del mistero e dell’avventura, ed è il mare che affascina e soggioga con il perenne movimento delle onde, con la sua capacità invasiva e pervasiva di riempire ogni spazio del corpo e della mente. Quando inizia la storia Alba, professoressa di ingegneria meccanica, si è accorta da poco di essere incinta ma non sa chi sia il padre della creatura che porta in grembo, e non vuole saperlo. Le basta sentir crescere dentro di sé una nuova vita e con essa la felicità dell’attesa da assaporare a piccoli sorsi. La sua vita sentimentale è divisa tra due uomini: Davide, il professore molto più vecchio di lei, che le ha fatto scoprire l’amore e la poesia, irrequieto e sfuggente e Filippo, più giovane, ma più affidabile e sicuro. Reiterando un rituale a lei familiare, Alba si reca sulla spiaggia, in cerca dell’armonia perduta e, accordando il proprio respiro a quello del mare, finisce con l’inebriarsi di iodio e di salsedine. A questo punto si apre un lunghissimo flash back in cui Alba rievoca gli episodi più significativi della sua vita: dall’infanzia felice con i genitori, alla scoperta prematura, ma timida e delicata, della propria sessualità, alle prime amicizie, agli studi regolari, alla scelta della facoltà di ingegneria nella speranza di tacitare attraverso formule e regole matematiche le voci brulicanti dentro di sé. A vent’anni aveva conosciuto Davide, il ladro di sogni e di emozioni, che le aveva fatto scoprire la passione, quella che s’incide direttamente sulla pelle, e la poesia. Non è un caso che i loro incontri siano costellati di versi dei maggiori poeti pugliesi e soprattutto di Vittorio Bodini. Quella poesia che le serviva a dissetare l’anima, inaridita da troppi calcoli ed esperimenti di fisica. Davide, però, irrequieto, egoista e incapace di ancorarsi, le succhia la vita e l’amore e fugge via, lasciando Alba sola con i suoi ricordi e col suo lavoro gratificante ma freddo e asettico. Non meraviglia, quindi, che dinanzi alla dolcezza, alla pazienza e alla gentilezza del giovane Filippo Alba si apra e gli consenta di entrare nel suo mondo di solitudine, ma proprio quando sembra che possa nascere qualcosa di concreto e di duraturo fra di loro torna a farsi vivo Davide con i suoi occhi azzurri e mobili come le maree e lei non riesce a resistergli in quanto chi ha il mare dentro sa che ogni tentativo di resistere al suo richiamo è inutile quanto cercare di rinunciare alla felicità. Alba, del resto, pur essendo in apparenza una donna forte, sicura di sé e pienamente realizzata rivela una notevole fragilità interiore che la porta ad isolarsi anche perché come dice testualmente:

non c’è altro modo di vivere se non quello di offrirsi al destino senza commentare. Essere rassegnati al destino non è la consolazione dei vili ma il conforto di chi resta per continuare.

Concetto che viene ribadito in conclusione nella bellissima lettera che Davide scrive ad Alba dove si legge

è più facile amare i ricordi che la vita vera. Mettono meno paura.

In questo modo, però, si spalancano sconfinate praterie in cui i destrieri della nostalgia possono pascolare liberamente.

La vicenda, se si escludono due brevi puntate in Germania e a Parigi, si svolge interamente in Puglia, dall’altopiano delle Murge al Salento, che si affaccia su due mari, e in cui la protagonista del romanzo, non diversamente dall’autrice, si sente a casa propria, portandosi addosso i colori, gli odori, i suoni, gli spazi spalmati di luce di quella terra. E anche le contraddizioni, i sogni, le nostalgie, i desideri; Alba è una conchiglia bianca che custodisce tutto gelosamente, che ha una sua vita segreta e che alla fine accoglie con gelosia e tenerezza il segreto della curva perfetta, la vita che sta crescendo dentro di sé, rivendicandone l’esclusività.

La scrittura, impreziosita da riferimenti espliciti o indiretti a Moravia, Vittorini, Pavese e Boccaccio “ penso all’allusione insita in alcuni versi di Bodini a una delle più belle novelle del Decamerone, Lisabetta da Messina“ la scrittura, dicevamo, non procede lineare ma attraverso continue riprese e sospensioni, ellittica, ondulatoria come le onde del mare che si riversano sulla battigia, lasciando trine di schiuma sulla rena e nella mente del lettore una musica sognante capace di riempire, sia pure temporaneamente, le voragini e gli anfratti che ci portiamo dentro.

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